Articolo di Alice Scolamacchia, IlFattoQuotidiano.it, Dalla banca d’affari al sex coaching: storia di Anita Richeldi, che ha cercato (e trovato) la felicità
Lei è Anita Richeldi, sex coach soddisfatta e realizzata, che ha trovato la sua strada e adesso, sono sue parole, si sente “libera, felice, consapevole e piena di progetti futuri”.
Ma andiamo con ordine… Anita racconta la sua storia e mentre parla di sé è un fiume in piena, inarrestabile.
Vive a Milano, e dopo la laurea in lingue e letterature straniere ha trovato subito lavoro in una banca d’affari americana, con contratto a tempo indeterminato, un ottimo stipendio, un orario di lavoro giusto, assicurazione sanitaria e benefit aziendali.
Però Anita non è felice, non si sente appagata, decide di licenziarsi e di reinventarsi. Questa ricerca della felicità, di un lavoro che la gratifichi, è sempre stato il suo fine, una precisa volontà inseguita da quando ha cominciato a lavorare.
E quindi decide di diventare una blogger, di lavorare in autonomia per diverse società o testate di comunicazione come Blogo, Leonardo e altre realtà solide e affermate, affrontando il suo ruolo da social media manager con uno spirito imprenditoriale spiccato, curando clienti molto importanti quali Dash, Procter & Gamble e molti altri.
Nel 2014, però, la vita di Anita subisce uno scossone: si ammala e scopre di avere una patologia autoimmune molto seria che la porta a sottoporsi nel giro di dieci giorni a un trapianto di fegato, con tutto ciò che comporta un intervento così serio. Essendo una lavoratrice a partita IVA perde il lavoro, e per i primi mesi dopo il trapianto deve pensare a se stessa, alla sua salute, a sua figlia, allora non ancora adolescente; la vita di un trapiantato è difficile e lei deve fare i conti con un eventuale rigetto, con un’allergia a un farmaco che la debilita ancora di più, con un’improvvisa emorragia che la indebolisce impedendole di riprendere subito la sua vita normale.
Ecco allora che Anita, appena la salute glielo permette, si reinventa ancora e oltre al suo lavoro nel marketing, apre un suo blog: ComeMiSvesto, contenitore culturale femminile in cui affronta vari temi, tra i quali la sessualità a 360 gradi, senza falsi pudori e mettendoci la faccia. Firma tutti i pezzi con nome e cognome, cosa che non piace alle società di marketing con le quali continua a collaborare, perché ritengono che i loro clienti possano trovare poco opportuno che si parli di sesso senza limiti o falsi pudori.
La libertà che Anita è riuscita faticosamente a conquistare si scontra con il perbenismo ipocrita di chi, invece di apprezzare il suo lavoro da social manager capace e preparata, la schernisce, e quando lei concretizza risultati tangibili, ai quali altri colleghi non sono riusciti ad arrivare, le chiede durante una riunione di lavoro se il suo successo con un grosso cliente che aveva un problema da lei risolto è stato ottenuto perché lui “ha visto il suo culo su Instagram”. Anche la sua collaborazione con un magazine online sul quale parla di sesso, utilizzando sempre il suo nome e cognome per firmare i pezzi, crea problemi ai suoi colleghi che le chiedono più volte di utilizzare pseudonimi o di non essere tanto esplicita in ciò che scrive. Lei rivendica la sua scelta di metterci la faccia, perché solo così le persone che si rivolgono a lei riescono a fidarsi. Si inventa così il suo lavoro da sex coach, figura professionale a cui rivolgersi per fare terapia sessuale, salvare i rapporti di coppia, riguadagnare il desiderio, migliorare le prestazioni, esprimersi apertamente.
A questo punto Anita decide di diventare una lavoratrice autonoma, non più assoggettata a chi giudica le sue scelte personali, la sua maniera di porsi e di vivere la sua vita, e nel 2020 sceglie di lasciare il mondo del marketing e accetta di gestire un sexy shop a Varese.
Anita mette a frutto le sue conoscenze in fatto di marketing e oltre a gestire il negozio apre un canale online tramite il quale vende i prodotti per corrispondenza e fornisce consigli e suggerimenti.
Il suo lavoro di sex coach diventa ancora più organico, soprattutto quando c’è il primo lockdown conseguente al diffondersi del Covid-19: il negozio chiude e lei da casa continua a lavorare. Tramite la sua attività a sbloccare uomini e donne che hanno difficoltà a relazionarsi, a vivere il sesso con tranquillità. Una delle sue clienti a breve si sposerà, dopo aver conosciuto il suo futuro marito su Tinder e aver goduto dei suggerimenti di Anita su cosa scrivergli per conquistarlo. Lei sostiene di non aver mai avuto casi disperati: impossibili da aiutare sono solo quelli che non vogliono cambiare le cose. Il lavoro di Anita, però, che il prossimo settembre si iscriverà alla Statale di Milano per prendere una seconda laurea in Storia, concentrando il suo percorso di studi su Storia delle donne e delle identità di genere, non finisce qui. Su suggerimento del suo fidanzato apre un profilo su OnlyFans, piattaforma online in cui le persone possono pagare per i contenuti tramite un abbonamento mensile. Lei, troppo spesso censurata da Facebook e da Instagram, fa pagare 10 dollari e offre ai suoi abbonati la possibilità di farsi vedere in diretta o di richiedere video particolari, foto, consigli. Quanto si guadagna? Facendolo saltuariamente anche 1000 euro al mese, poi dipende dalle richieste, una volta ha venduto un paio di slip per 500 euro.
È felice Anita? Molto, e lo sono anche il suo fidanzato, che la sostiene nelle sue scelte, e sua figlia che da subito e da sempre è stata a conoscenza delle attività della madre. E i suoi genitori? Beh, sua madre avrebbe voluto che facesse l’insegnante, anche solo perché si ha diritto a tre mesi di vacanze l’anno!